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La storia dei costumi molisani come specchio di identità e tradizione

31-10-2024

Spesso, quando si parla di musei e di collezioni ci si sofferma principalmente sull’importanza dei manufatti non dando il giusto risalto alle storie che hanno dato origine alle raccolte e alle esposizioni. Dietro la Collezione Scasserra c’è la mia storia che si intreccia con la storia di una comunità e di un’intera Regione. Io sono nato in un piccolo paese di mille abitanti in provincia di Isernia, Roccamandolfi, e sin da piccolo sono stato cresciuto in un ambiente in cui i costumi tradizionali erano ancora in uso tra le donne più anziane. Una consuetudine secolare che si tramandava di madre in figlia. Negli anni Ottanta, solo nel mio quartiere vivevano dodici donne anziane che tutti i giorni indossavano il costume locale, una quarantina in tutto il paese, tra cui mia nonna paterna e la bisnonna materna. Dal modo in cui vestivano e dai colori dei loro indumenti capivo se erano zitelle, se erano sposate con i mariti ancora in vita oppure vedove, senza che nessuno me lo avesse mai spiegato. Si tratta di una eredità culturale che si trasmette geneticamente di generazione in generazione che, ad un certo punto, riaffiora nella memoria e garantisce la conoscenza di un linguaggio simbolico codificato. Ancora ho nelle narici l’odore delle candide camice inamidate e ancora sento sulle guance il calore dei corpetti di lana di queste donne vestite in costume, quando mi cullavano tra le loro braccia cantando antiche nenie in dialetto. Posso, quindi affermare a gran voce di essere nato e vissuto in mezzo ai costumi tradizionali e questo mi ha favorito tantissimo per quanto riguarda la trasmissione del patrimonio culturale di un’intera comunità, fatto di significati e nozioni ad essi legati che, diversamente non avrei trovato da nessuna parte. Io ritengo che l’abbigliamento consuetudinario può essere considerato a pieno titolo come il “libro aperto di un popolo”, le cui pagine non sono state mai scritte sulla carta, ma impresse in maniera indelebile nell’identità culturale delle genti. Un patrimonio immateriale fatto di conoscenze ataviche di straordinaria importanza che fino a qualche decennio fa era ancora Ai miei primi doloretti di pancia o lievi mal di testa infantili, le mie nonne non scomodavano di certo il medico del paese ma chiamavano la dirimpettaia di casa, perché conoscevano già la diagnosi; sicuramente si trattava di malocchio. Prontamente zia Giulietta mi stendeva sul letto e slacciandosi il grembiule del suo costume mi “incantava il malocchio”

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Festival Italia e Regioni a Ferentillo

31-10-2024

Le cascate delle Marmore con la loro imponenza scandiscono le ore che separano l’eternità dalla sua musica. Il viaggio di gruppi pronti a sopraffare l’eternità e ripartire dalla musica dell’anima popolare è lungo e mai troppo faticoso per chi della vera amicizia, armonizzata dalla storia comune fatta di passioni, contesti, studio e relazioni, si pone al mondo con allegria e debita goliardia nell’ essere identitari. L’amore per la propria terra è FESTIVAL ITALIA E REGIONI ALL’IMPROVVISO LA FELICITÀ! Ferentillo al centro di ogni ballo, canzone o danza, e tutto questo ferma il tempo, e con esso le ore che separano i talentuosi partecipanti dal Festival della Federazione Italiana Tradizioni Popolari dal roboante titolo: Italia e Regioni. Le cascate sono il pretesto per parlare di essenza e con esse accendere la voglia sfrenata di farsi trasportare dalla spuma bianca che, dall’urto violento dettato dalla dirompente caduta della immensa massa d’acqua, pone l’accento al cospetto della vita. Da lì a poco Ferentillo, grazioso paese a ridosso delle cascate, divenuto famoso per le sue torri ancora attente a cosa accade in paese e a guardia di mummie in bella vista presso uno dei musei più intriganti d’Italia, accenderà le luci della ribalta e offrirà ai convenuti la grazia di un mondo che dell’identità ne contestualizza il meglio e con la forza dell’aggregante folklore, vince sfide difficili, amplia aspetti culturali, pone sul tavolo dei commensali la saggezza di un tempo che si allontana sempre più dall’essere cittadini di un mondo che ormai non risiede più nel cucù dell’orologio a pendolo. Evviva! L’esclamazione all’arrivo nella bella piazza dove il campanile svetta e guarda l’orizzonte mai troppo vicino ma sempre più a portata di mano. La pioggia cambia i programmi ma non scalfisce l’ardore, che i cuori degli oltre 700 attori del Festival, inonda la cittadina dalla gradevole visione paesaggistica che concretizza l’asprezza positiva di una biodiversità eccellente. Da lì a poco sarà sera e l’immenso palco, vestito a festa, farà la sua parte nel sentirsi integrato al contesto e permettere l’esibizione di ben 21 gruppi provenienti da tutta Italia. Le centinaia di sedie poste dinanzi la bella Chiesa che ospiterà la Santa Messa, da lì alla mattina seguente, iniziano a dettare la pace dei corpi stanchi dalla fatica del giorno ma pronti a una maratona di musica e allegria. “È Festa”, titola una canzone della Premiata Forneria Marconi. Ferentillo sente il peso e la gioia di un evento magico e fortemente voluto dall’Amministrazione Comunale guidata dalla brava sindaco Elisabetta Cascelli, nel rispondere positivamente a ogni sollecitazione e condizionare l’evento alla riuscita, soprattutto in tema di accoglienza e affettività verso un Mondo sempre più attivo, partecipativo, organizzato, anche grazie alla governance guidata dal presidente Gerardo Bonifati. L’orologio del campanile al contrario delle cascate non si ferma e alle 21,00 del 14 settembre 2024, la Festa apre alla gioia e alla partecipazione. Una sfilata di gonfaloni che nel fare bella mostra significano coerenza e

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La musica del futuro

31-10-2024

Intorno alla piazza il pubblico batte le mani e i piedi al suono delle fisarmoniche e dei tamburelli, c'è chi muove qualche passo di danza, chi grida «bravi, bravi!». Al centro, intorno a un falò, un gruppo di giovani in costume: le ragazze fanno ruotare le gonne con eleganza spigliata, i ragazzi aspettano di prenderle per mano nella geometria di un girotondo. Se non fosse per i cinquanta o sessanta telefoni che riprendono la scena o scattano foto a ripetizione – tempo due minuti e saranno su Instagram, Facebook, WhatsApp e social vari – potremmo essere a metà dell'800 o giù di lì. Ci si diverte un mondo! E c'è anche orgoglio, l'orgoglio di sapere che questo è un modo di preservare e di mantenere viva l'identità culturale. Oggi ce n'è sempre più bisogno, siamo in un mondo fin troppo ricco di stimoli, e i contenuti di qualità rischiano di perdersi. Il tempo passa ma la prima volta è impossibile dimenticarla. Anch’io non potrò mai farlo. Era il 1978, avevo undici anni... Mio padre mi portò al Teatro Ariston, dove c'erano le prove di uno spettacolo, e mi presentò al direttore. Insieme a una bambina mia coetanea ci fecero cantare una canzone. Per me è stato un colpo di fulmine, in quel momento è nato il mio amore – non trovo altra parola per definirlo – verso le tradizioni e le culture popolari, quelle che il grande antropologo Alberto Cirese definiva culture subalterne. Vorrei far notare che il plurale non è un caso: il folklore è un fenomeno incredibilmente ricco e sfaccettato, e nonostante le somiglianze e le analogie fra una tradizione e l'altra si può dire che ogni località, ogni singolo paese o paesino ha la sua storia e le sue peculiarità. Il tempo passa e per fortuna oggi, nonostante si pensi che tutto sia passato e obsoleto, le giovani generazioni per fortuna anche avendo a disposizione molte altre forme di divertimento, il folklore diventa un motivo di interesse perché è un modo di esprimersi, di mettersi in gioco, di mettersi alla prova. Quindi torna necessario, onde permettere un più sentito approccio e una necessaria costanza partecipativa, accompagnare questo passaggio alzando il livello, e far comprendere che un'esibizione folkloristica non è semplicemente uno spettacolo ma una vera e propria trasmissione e diffusione di cultura. Ci vogliono attenzione, studio, ricerca, impegno. Si tratta di un lavoro non solo personale ma collettivo, una scuola di vita per il singolo e per il gruppo. Diventa tutto una splendida o

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L’IGF celebra il 75° anno della sua fondazione

30-04-2024

L’I.G.F. - che nel 2024 ha raggiunto questo prestigioso traguardo - è fortemente consapevole di quello che, come Unione Mondiale del Folklore, rappresenta nel settore della conoscenza e valorizzazione dei patrimoni culturali immateriali di tutti i Paesi del mondo e, in conformità alle disposizioni della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, adottata a Parigi il 17 ottobre 2003 dalla XXXII sessione della Conferenza Generale dell'UNESCO, resta impegnata ad assicurare, attraverso le singole Federazioni Nazionali che aderiscono alla suddetta Unione, una più efficace salvaguardia dei diversi patrimoni etnografici e a promuovere, con la realizzazione di appositi eventi culturali, la loro trasmissione alle giovani generazioni. Lo straordinario evento di Anniversario di fondazione dell’IGF - Ente istituito nel 1949 dalla Francia e dall’Italia e che, allo stato attuale, vanta l’adesione di 52 Nazioni - è stata “celebrato”, con due distinte e suggestive cerimonie, a PAESTUM (Italia) in occasione della manifestazione “Il Fanciullo e il Folklore – Incontro con le giovani generazioni” e a MARSIGLIA (Francia), in occasione del Galà di consegna dei riconoscimenti “GOLD STAR AWARDS I.G.F.” A Paestum, nel bellissimo teatro del Centro Congressi ARISTON, la Federazione Italiana Tradizioni Popolari ha consegnato al Presidente della “Confédération Française des Arts et Traditions Populaires”, NICOLAS CHARLETY, una targa- ricordo che evidenziava l’impegno assunto dalle due Federazioni Nazionali a “dare testimonianza e continuità ai valori, umani e culturali, dei Padri Fondatori dell’Unione Mondiale del Folklore”. Altra targa è stata, poi, consegnata, dalla FITP, al Presidente dell’IGF, prof. DOREL COSMA, ringraziandolo per il suo straordinario impegno e per aver dato valore ad un patrimonio culturale che ha coinciso con la creazione di una “comunità di valori” nella quale le Federazioni Folkloriche di tutto il mondo si riconoscono, consapevoli che - citando l’art. 1 della sopra richiamata Conferenza Generale dell’UNESCO – i patrimoni intangibili, rappresentati dal recupero e dalla conoscenza delle tradizioni popolari, danno alle comunità, da un lato, un senso di identità e, dall’altro, un doveroso senso di rispetto per la diversità culturale.

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Successo di maschere e colori a Castrovillari

31-01-2024

ll Carnevale di Castrovillari è andato oltre quello che era il programma, con una sfilata successiva al mercoledì delle ceneri per recuperare la sfilata di domenica 11 febbraio non svoltasi a causa delle avverse condizioni atmosferiche ed è stato un successo di maschere e colori. L’evento alle falde del Pollino, organizzato dalla Pro Loco Cittadina in collaborazione con la locale Amministrazione Comunale, l’apporto di numerosi sponsor privati, ha chiuso quest’anno la 66° edizione all’altezza delle aspettative. Bellissimi i gruppi mascherati, questo lo si deve alle scuole e quindi agli alunni ai dirigenti scolastici e ai tanti cittadini di Castrovillari che hanno lavorato alacremente dando alle stoffe nuova vita. Un grazie ai Dirigenti Scolastici e a tutti i cittadini che credono nell’evento. Un serpentone colorato di oltre 1000 figuranti ha invaso i tre corsi principali, allietando i tanti spettatori che hanno goduto appieno della manifestazione nata nel lontano 1959, grazie all’intuizione del prof Vittorio Vigiano e che oggi naviga a vele spiegate; anche se le sue origini risalgono al 1635 quando venne rappresentata, dinanzi alla sede universitaria cittadina, in occasione dei riti carnascialeschi, la farsa teatrale dialettale calabrese, “Organtino” di Cesare Quintana, maschera che è diventata il simbolo del Carnevale di Castrovillari, riconosciuto tra appuntamenti italiani carnascialeschi tradizionali più interessanti; nel 2017, è stato inserito dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, nell’elenco dei Carnevali storicizzati Italiani; dal Touring Club tra i dieci Carnevali più belli d’Italia, riscontrando grande successo anche oltre i confini nazionali ed ancora, il prestigioso riconoscimento di evento storicizzato e di alto interesse regionale e culturale dalla Regione Calabria e ultimo in ordine di tempo, il “Marchio di Qualità” dall’EPLI (Ente Pro Loco Italiane) consegnato nella sala caduti di Nassiriya del Senato della Repubblica a Roma su iniziativa delle Senatrici Cinzia Pellegrino e Maria Nocco. Premio ritirato dal direttore artistico, Gerardo Bonifati accompagnato dal sindaco di Castrovillari, Domenico Lo Polito e dal consigliere comunale, Nino La Falce e da Giovanni De Santo del Cda della Pro Loco.

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Tra Folklore e Folklorismo

31-01-2024

Premessa è d’obbligo e per questo che inizieremo questa nostra reprimenda che cercherà di chiarire alcune cose fondamentali che certamente non negoziano le misure dell’intesa, ma ne esaltano significato e compiacimento partecipativo. Il termine folklore designa sia un complesso generico di materiali della tradizione quali: miti, leggende popolari, racconti, proverbi, giochi trasmessi per via orale o scritta, sia lo studio di essi. William Thoms ne coniò il termine per poi fondare la rivista “Notes and queries” mettendo in risalto il neologismo meritevole di essere un autentico sostantivo. Per quanto ogni nazione abbia i propri termini, in Italia si continua a premiare il termine di “tradizione popolare”, folklore si è gradualmente imposto a livello internazionale con una variante che vede più in uso la lettera c anziché la k. Alcuni studiosi, tra cui diversi antropologi, hanno proposto di sostituire il termine folklore con l'espressione 'letteratura orale' o 'letteratura non scritta'. L'espressione 'letteratura orale' è un ossimoro: il concetto di letteratura si riferisce a testi scritti, e di conseguenza non può esistere una letteratura orale e questo scoraggia l’uso diverso dalla parola folklore che, avendo preceduto l'invenzione della scrittura, ha priorità rispetto alla stessa letteratura. Folklore diventa quindi parola di riferimento che consente di sedimentare la fusione tra due concetti che sono racchiusi in folk e lore. Il concetto di folk, decisamente complesso, nell’ accezione più comune era sinonimo di 'ceto contadino': il folk, in altre parole, veniva considerato un segmento specifico di una popolazione complessiva, distinto e differenziato dall'élite. Folk era quindi lo strato inferiore della società, il vulgus in populo, gli analfabeti in una società alfabetizzata, ossia quelli che non sapevano né leggere né scrivere in una società che conosceva la scrittura; folk era inoltre la popolazione rurale contrapposta a quella urbana. Da qui nasce la condizione di negatività che gergalmente ne fa eccezione e condizione mai più dirompentemente fuori luogo. Il XIX secolo fu il secolo della svolta. Lo studio del folklore assunse il rango di disciplina, soprattutto grazie ai fratelli Grimm che cominciarono la loro raccolta di fiabe popolari nella prima decade del secolo basandosi su testimonianze attinte dal mondo contadino. Il disprezzo divenne man mano una condizione di vita da cui trarne saggezza e quindi esaltarne gli effetti identitari. La conservazione dei valori presupposero l’identificazione di una sorta di conservazione della cultura. Il folklore si fuse con il contesto urbano e ne scaturì una gara per ricomporre lo strappo e garantire la pratica di giochi tradizionali, del canto di canzoni tradizionali.

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