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30-04-2023

La sagra dei Misteri

a cura di Maurizio Varriano

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“Gli angeli volano perché si prendono alla leggera”. Riflettere sul valore di un sorriso è un’occasione, anche in tempi bui e difficili, sulla gratitudine che genera serenità e sulla fiducia che tante volte, ci ha permesso di dire “andrà tutto bene”. A Campobasso, a Corpus Domini tutti sorridono, nessuno escluso, e nel portare in dote il contagio, con i Campobassani, sorridono le decine di migliaia di curiosi, turisti, avventori, li per caso. Tutti a Campobasso sanno cosa sono i “Misteri”. Macchine volanti realizzate dal Di Zinno. Tutti nel Molise riconoscono tali, le uniche generatrici di passione, coinvolgimento emotivo, storia, tradizione. Un fiume di gente insegue il giorno sino a trovarlo pronto, come sempre. Le urla di gioia, il pianto, il carbone, sono i motivi per i quali, chi dei Misteri ne fa questione di vita, identità e coraggio. Moltitudine di gente accorre in Città per immedesimarsi in tempi passati e mai dimenticati. Macchine volanti cha hanno trasferito il senso più vero di un’appartenenza senza colori, se non quelli rosso/blu della città. La fede si cinge al cospetto della tradizione unita al racconto di un’esperienza, di una visione. Mette da parte la storia passata, quella dell’ingegno di un uomo, il Di Zinno, si confà con quella di una famiglia molto allargata, riconosciuta in quella dei custodi della tradizione. Così, centinaia di Campobassani atti a favorire l’evento sin dalla fine dell’ultimo vissuto e della custodia, si uniscono e tornano, come ogni anno a far squadra.


Guidata dalla famiglia “Teberino”, che di certo non si erge a padrona degli ingegni, come qualcuno espone senza firma su di un lenzuolo bianco alla finestra, la felicità di un’orchestra, magicamente guidata in atti e movenze mai studiate, sempre diverse, rasentanti la perfezione mai fuori posto, detta passione e riverenza nei confronti di un tempo che fu e che continua ad essere. Il detrattore è sconfitto senza appello e, “Buon Corpus Domini”, diventa la frase ricorrente sulla bocca di tutti. Sono le cinque della mattina, si aprono i cancelli del “Museo dei Misteri”. Alla chetichella arrivano gli attori della “Festa”. Le macchine ancor spoglie, son li pronte a farsi vestire per l’occasione e determinare il volo verso l’Alto dei Cieli. Le nuvole tenebrano l’azzurro facendo le bizze nello strizzar l’occhio alla pioggia e arridendo allo scetticismo di chi spera in un cambio di vento. “State tranquilli, anche quest’anno andrà tutto bene”, la voce della saggezza di uomini e donne che da decenni corrispondono ad emozionare il Mondo. È tutto una frenesia costellata di tratti emotivi senza pari. Prima c’è la messa ufficiata dall’Arcivescovo, poi la benedizione e la “giostra”, sempre più vorticosa, ha inizio. Le voci dei bimbi, che rappresentano gli angeli in volo, si mischiano con quelle dei veterani, dei maestri della vestizione, dei portatori. Il vedere i propri pargoli, volti al vento generato dal battito d’ali, rende i genitori vulnerabili al pianto ed alla preoccupazione di non trattenere urla di giubilo. I veterani mostrano le loro rughe in viso e pazientemente lasciano spazio alla finta tranquillità. I cuori pulsano a mille e il loro ronfare si ode all’esterno della cassa toracica. Il piazzale è stracolmo, si aspetta con ansia la marcia del Mosè in Egitto di Rossini per ricevere l’abbraccio delle decine di migliaia di persone che assiepano già, sin dalle prime luci dell’alba, il percorso cittadino. Esso è ben predisposto a mostrare, al mondo esterno, la bellezza di un momento, seppur eterno, che splende da oltre trecento anni grazie alle tredici macchine a spalla rappresentanti “quadri viventi” dell’Antico e Nuovo Testamento. Suonata la fatidica ora, i portatori, al comando del capo portatore, posizionano gli “scannetti”. I misteri, ad uno ad uno vengono sistemati, alzati e, al grido: “scannett allert uno due tre “, si parte con mille pensieri, mille emozioni, mille considerazioni. Evviva! Non una processione ma un vero rito che fonde le anime, trasporta all’inverosimile i cuori al cielo, cancellando per poche ore, ogni tribolazione negativa, inimicizia, contrarietà. La folla entusiasta si pone al servizio della sfilata e, garbatamente, non ne ostacola il cammino.


La città è una bolgia di colori, fragorosa gioia, musiche e sorrisi. Il percorso, che si snoda lungo le vie cittadine, vede il culmine emotivo al passaggio degli ingegni lungo le strette viuzze del centro storico. Un inchino piacente al passaggio dinanzi la casa del Di Zinno e… via per ritrovar poco innanzi lo slargo di vie decisamente più agevoli. I volti meravigliati delle genti “straniere” arricchiscono lo stupore a merito della bellezza delle scene. La fatica è tanta, il meteo è fermo alla partenza, tutto è inondato di perfezione e di quel “andrà bene” che fa sognare di un sogno dal non facile risveglio. Ormai la città è un tappeto di gente, è quasi l’ora del saluto ai meno fortunati per poi arrivare dinanzi al Municipio dove le autorità cittadine si confrontano con quelle religiose. Il balcone, sempre oggetto di critiche, spesso per l’invidia di non poter godere della sua altezza e visione della piazza stracolma di gente festante, aspetta di poter sfiorare l’eternità. Arrivano i “Misteri”. Pian piano si allineano per l’inchino e la benedizione dell’arcivescovo, prima del rientro in sede e lo spoglio sino all’anno che verrà. Il buon “Dio” vede e provvede e, al saluto finale, torna a dar ordine alle nuvole di spandere lacrime di felicità. La festa man mano scema via, le strade tornano ad essere vuote, il portone del museo dei Misteri chiude i battenti dopo aver riposto a terrà i figuranti spogli dei loro costumi. Pianti di rassegnazione, e non più di giubilo, solcano le rughe di fatica e…. si torna a parlare di presente. Anche quest’anno la Dunzella ha la meglio sul Diavolo e la foto di rito è prossima per sperare a “megl a megl all’ann che ve’”.

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